Vincere l'ansia con l'intelligenza emotiva by Michele Cucchi

Vincere l'ansia con l'intelligenza emotiva by Michele Cucchi

autore:Michele Cucchi [Cucchi, Michele]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Psychology, General
ISBN: 9788858658369
Google: LS6bAAAAQBAJ
editore: BUR
pubblicato: 2013-09-11T08:44:35+00:00


Rosso pomodoro: la fobia sociale

Momenti imbarazzanti

«Cosa pensano di me quando tremo? Che sono ansioso? Pazzo? Un debole? O che sono stupido?»

Tutti sappiamo cosa sia la timidezza, quel senso di imbarazzo che proviamo nel metterci in relazione con l’altro: perché è una persona che non conosciamo, con cui abbiamo poca confidenza, o perché ne temiamo il giudizio o ne riconosciamo l’autorità. Sappiamo anche cosa sia la vergogna, la sensazione di aver fatto una brutta figura, qualcosa di ridicolo, di moralmente illecito o socialmente riprovevole.

E conosciamo tutti l’ansia legata all’esporci davanti a un pubblico più o meno vasto, più o meno giudicante.

Sono tutte reazioni emotive che fanno parte della nostra vita relazionale, sono segnali che ci aiutano a essere animali sociali più efficienti, più reattivi nei confronti dell’altro, che rendono ragione di quanto sia importante per noi l’accettazione nel gruppo dei nostri conspecifici.

L’essere accettati e godere di credibilità nei confronti degli altri è fondamentale perché noi siamo idiosincraticamente animali sociali e rivestire un ruolo nel «branco» è una delle più comuni fonti di ansia. Che si tratti della paura di essere rifiutati, non considerati all’altezza o perfino di non essere notati, del timore di non essere apprezzati per quello che facciamo e di non essere in grado di soddisfare le aspettative dell’altro, o ancora di manifestare segni di fragilità (come l’ansia), l’essere umano è costantemente in tensione per il giudizio dell’altro.

«È sempre la solita storia: quando facciamo le riunioni non c’è preparazione che tenga, posso leggere e rileggere quei fascicoli all’infinito ma quando mi passano la parola tremo come una foglia, ho la salivazione azzerata, mi limito a dire che concordo anche io con loro e, quelle volte che riesco a dire quel che penso, lo faccio con un tono di voce talmente basso che forse nemmeno si accorgono che sto ancora parlando; ma magari meglio così perché sono momenti davvero imbarazzanti.»

A chiunque può capitare, in una condizione in cui è particolarmente rilevante l’esito dell’interazione sociale ed è riposta grande aspettativa sull’accettazione da parte dell’altro, di temere che gli altri scorgano segni o manifestazioni della nostra ansia. Lo «stupido è chi lo stupido fa» – reso celebre dal film Forrest Gump – applicato al mondo dell’ansia potrebbe essere parafrasato come: «ansioso è chi teme di perdere il controllo sulla propria ansia». Una sorta di cane che si morde la coda.

Ci sono però forme di esasperazione di questi stati emotivi che risultano invalidanti. Situazioni nelle quali la paura di mostrare reazioni d’ansia quali rossore, tremore, sudorazione, incertezza nel tono della voce, ci gioca brutti scherzi, paralizzandoci e facendoci vivere come un incubo le situazioni in cui dobbiamo esporci al giudizio altrui.

Il problema si pone quando, a prescindere dal pensiero, dal livello di coinvolgimento emotivo e dalla rilevanza sociale dell’interazione, il nostro corpo reagisce in maniera intensa, e sproporzionata, alla «prova» di giudizio cui siamo sottoposti.

In una condizione di normalità, durante la singola esposizione, e a maggior ragione nel caso di esposizioni ripetute in lassi di tempo ristretti, la persona che si preoccupa del



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